Quasi tutto quel che c'è da fare, da sapere e da vedere quando si è davvero in vacanza sulla costa
Olbia anni 70
Foto archivio nello di salvo
Foto archivio nello di salvo
Nel 70’ la città continuò a crescere superando i 25 mila abitanti, ma conservò quella sostanziale fisionomia da paesotto che non dispiaceva. La vecchia Terranova forse non era preparata alla trasformazione e ha vissuto un passaggio non certamente facile, talvolta doloroso, ma necessario: la modernità, se da un lato portò nuovi disagi, non intaccò subito il volto della città.
Era come se si seguissero due velocità: da un lato l’industrializzazione e l’edilizia col piede sull’accelleratore, dall’altro alcuni ingombri del passato a cui gli olbiesi rimasero affezionati e tenacemente attaccati.
Contrasto esmplare, da un lato, la costruzione dei due grattacieli nella metà del 70’(chiamati “palazzacci” perchè considerati dai più un obbrobrio edilizio) primi esempi di una modernità formale e inadeguata, dall’altro l’ostacolo delle rotaie ferroviarie che hanno diviso e dividono in due il centro cittadino.
Olbia cambiava, ma dai finestroni dei rasserenanti vecchi cabinati ferroviari, dai finestrini degli automobilisti fermi al passaggio a livello, dagli occhi degli esitanti pedoni fermi alle transenne di Via Mameli, dagli oblò delle cabine nelle navi, la città, in fondo, restava sempre quella che era, con tutti i suoi adorabili difetti.
Testi di Giulia Eremita dal libro OLBIA nelle foto di Nello di Salvo - Coverbooks, 2003