Quasi tutto quel che c'è da fare, da sapere e da vedere quando si è davvero in vacanza sulla costa
GITA ALL'ARGENTIERA
FAR WEST
Cambiare aria, verso il far west
Non tutti trascorrono in costa solo brevi periodi. Molti di noi ci passano, con o senza interruzioni, buona parte dell'estate. E capita anche d'aver voglia di cambiare aria, o acqua, o rocce, o gente, se preferite. Non c'è - questo è indubbio - direzione più romantica dell'ovest: laggiù il sole tramonta diritto nel mare, un mare aperto, musicale, che con ritmo incessante sciorina onde sulla battigia o contro alte scogliere in cima alle quali ci si sente uomini come li dipingeva Kaspar Friederich (per stare in tema di romanticismo).
Le tre strade che portano all'ovest sono due: la strada dell'interno. Se siamo a caccia di nuovi orizzonti, perché prendere le più scontate vie di Olbia o Santa Teresa? Beh, fate come volete: metteteci pure mezza giornata, visitate le chiese romaniche, il lago Coghinas, le terme di Casteldoria, Castelsardo, Tempio Pausania, Sassari (solo il centro storico) ma ritroviamoci nel primo pomeriggio a Porto Torres, anzi, più verso Stintino, a Pozzo San Nicola. È questo un avamposto della civiltà, ricorda El Paso o Nogales ai tempi di Tex Willer, e vi si aprono eclatanti opportunità di dare un colpo di spugna agli ultimi cinquant'anni: ben poco è cambiato, nel frattempo. Quanto a noi, niente equipaggiamenti per questo viaggio, solo calzoncini e magliette, una macchina comoda e un conta persone come quelli che usano le hostess sugli aerei; tanto per verificare che, sul volo che vi proponiamo, troverete ben pochi passeggeri anche in pieno agosto! Seguiamo per Palmadula e poi giù per l'Argentiera; giunti a livello del mare, occhio alla strada bianca che va via sulla destra. Percorriamola piano, come fossimo in terra santa: dove finisce la strada, finisce anche il mondo che conosciamo. Sediamoci qui ad aspettare il tramonto, e l'illuminazione nel senso tibetano del termine. Non fa niente se è tardi, insospettabilmente siamo a mezz'ora da Porto Conte, Alghero e dagli annessi ristoranti e alberghi. Pernottare, dunque, perché no? Concilia lo scopo del viaggio, e al mattino si continua. Capo Caccia, sul costone non segnalato che si raggiunge con una visibile deviazione dalla strada principale poco prima del faro, una sbirciatina al profondissimo cobalto del mare, che rumoreggia 180 metri a picco sotto di noi. Poi indietro: giriamo per Porto Ferro, e facciamo sosta a Porticciolo, ben segnalato, un promontorio di terra rossa e rocce violacee, sotto una grande torre anti-saraceni di cui è pieno questo magnifico West. Cerchiamo il lago di Baratz, entriamo con la macchina nell'altissima, sconfinata pineta e raggiungiamo la spiaggiona di Porto Ferro alla sua estremità nord. Qui ci aspettano le onde che frangono, i ragazzini che surfano con gli skimboard (visitare www.skimboard.it "i cavalieri della tavola rotonda") - su un bassofondo di sabbia fin sotto due grandi torri, altre due. Può bastare? Forse si. Ci vuole energia per il ritorno, che passa dietro l'aeroporto di Fertilia. Sono terre di bonifica, ogni cancello fa a gara per offrirci prodotti agricoli, o vino o miele o olio e formaggio. Facciamo anche tappa ad Alghero per una focaccia dal Milese, sotto le mura, o per un giro nelle viuzze del centro dal doppio nome italiano - catalano, lingua ufficiale della città. Poi fermiamoci ad Ozieri a fare il pieno di dolci, oppure a Berchidda, o a Monti, capitali del Vermentino. La costa non è lontana ormai, si arriva in tempo per cena e per raccontare agli amici, se ci riconosceranno, quanto lontano siamo riusciti ad andare in così poco… spazio!